La professione di TSRM

IL TECNICO DI RADIOLOGIA

Il Tecnico Sanitario di Radiologia Medica (abbreviato in TSRM) è il professionista dell’area tecnico-sanitaria in possesso di una laurea triennale in Tecniche di Radiologia Medica per immagini e Radioterapia Medica che esegue autonomamente o in collaborazione con il Medico Radiologo ed altri operatori sanitari specialisti, le prescrizioni mediche che richiedono l’uso delle radiazioni ionizzanti sia artificiali che naturali, di energie termiche, ultrasoniche, di risonanza magnetica. Interviene anche nella protezionistica fisica e dosimetrica, partecipa alla ricerca scientifica ed espleta la propria attività nelle strutture sanitarie pubbliche e private.

Può esercitare solo dopo l’iscrizione al rispettivo collegio provinciale di residenza. I collegi provinciali sono riuniti nella Federazione Nazionale che si articola in 67 Collegi provinciali e interprovinciali.
Ha come norme di riferimento la legge 1103/65, la legge 25/83, il DM 746/94 ed il proprio  HYPERLINK “http://www.tsrmroma.org/images/stories/servizio/il_codice_deontologico.pdf” codice deontologico

I PRINCIPI DELLA RADIOLOGIA

I Raggi X

La radiologia sfrutta l’interazione del corpo umano con fasci di particolari onde elettromagnetiche, dette raggi x, la cui lunghezza d’onda è assai più corta di quella delle onde radio e della luce e appartiene alla banda compresa fra 0,001 e 1 nm. Di conseguenza, vista la proporzionalità inversa tra lunghezza d’onda e frequenza, possiamo anche definire i raggi x come onde elettromagnetiche ad alta frequenza.

I raggi x vengono prodotti in appositi tubi radiologici che sono delle ampolle di vetro sotto vuoto spinto nelle quali si applica una elevata differenza di potenziale elettrico (decine di migliaia di volt). Questa ha l’effetto di accelerare fortemente un fascio di elettroni emessi da una spiralina incandescente: gli elettroni vanno così a colpire ad alta energia un bersaglio formato da un metallo pesante, in genere tungsteno, il quale, per un fenomeno fisico assai complesso, emette radiazioni che appartengono appunto alla banda dei raggi x.

La generazione dei raggi x negli apparecchi radiologici è quindi un fenomeno strettamente governato dall’uomo, nei suoi parametri fisici, nella sua intensità e nella sua durata: i raggi x si formano nel tubo ed escono solo nel momento in cui, schiacciando un pulsante, si determina la formazione dell’alta tensione e il flusso di elettroni. Il tubo e l’apparecchio radiologico spenti o inattivi non sono radioattivi e non emettono raggi.

Raggi x, radiazioni e energia
Ricordiamo una importante legge fisica che esprime la relazione che lega la frequenza (n) e l’ energia (E) dell’ onda:

E = hn

ove h è la costante di Planck ed è un valore numerico universale. Ne deriva che, essendo i raggi x onde elettromagnetiche ad alta frequenza, ad essi è associata una energia molto elevata.
Per questo motivo i raggi x, che nella loro interazione con la materia cedono una notevole quantità di energia, sono in grado di determinare la ionizzazione degli atomi, cioè la formazione di coppie di ioni e di radicali liberi, con conseguenze anche gravi sulla struttura dei costituenti biochimici della cellula e sulla salute del vivente. Questi effetti biologici delle radiazioni ionizzanti sono più marcati sulle cellule ad alta attività proliferativa e spiegano sia il loro impiego per la radioterapia delle neoplasie che la spiccata sensibilità al danno radiante delle cellule in fase di rapida crescita come il midollo osseo emopoietico, la mucosa intestinale e i gameti.

L’ energia rilasciata dai raggi x all’ interno del corpo viene espressa dalla dose: questa si misura in Gray (1 Gy = 1 J/kg). Le dosi impartite dalla maggior parte degli esami radiologici di uso comune (ossa, torace, mammografia, apparato digerente, etc.) sono comprese fra 1 e 10 mGy. Esami di grande impegno come la TC di distretti estesi (torace, addome) o l’ arteriografia impartiscono dosi alcune volte maggiori. Giova ricordare che le dosi radianti minime per le quali sia stato dimostrato un effetto lesivo sulle cellule sono superiori di molte diecine di volte rispetto a quelle impiegate in radiodiagnostica.

La presenza di importanti effetti fisici e biologici determinati dai raggi x e dalle radiazioni ionizzanti giustifica le limitazioni e i meccanismi di controllo che regolano il loro impiego. In campo sanitario, l’esercizio professionale della radiologia e della radioterapia è riservato ai medici in possesso dei relativi diplomi di specializzazione. I medici e gli odontoiatri possono comunque utilizzare apparecchi radiologici per l’esame dei propri pazienti in via collaterale alla propria attività clinica e nel rispetto di precise normative. L’esecuzione materiale delle radiografie e dei trattamenti radioterapici è affidata esclusivamente a personale specializzato (Tecnici Sanitari di Radiologia Medica) che giunge a questo titolo dopo un corso triennale di Diploma Universitario.

I raggi x e la materia
Abbiamo visto che l’effetto ultimo dei raggi x sulla materia è la ionizzazione degli atomi con formazione di radicali liberi. In pratica, questa interazione avviene secondo due fenomeni differenti:

a basse energie del fotone x, questo viene arrestato completamente dall’atomo colpito, che si ionizza (effetto fotoelettrico)

a energie maggiori, il fotone x interagisce con l’atomo bersaglio determinandone la ionizzazione e perdendo parte della sua energia, ma prosegue comunque il suo cammino con energia ridotta e con direzione casuale (effetto Compton).

In entrambi i casi, il risultato finale di questi fenomeni è la ionizzazione della materia. Tuttavia, nell’interazione per effetto Compton la formazione di un fotone x secondario (“radiazione diffusa”) dà origine a gravi problemi per la creazione delle immagini e per la radioprotezione.
Nelle immagini radiografiche la radiazione diffusa causa infatti un effetto di disturbo perchè impressiona la pellicola in modo casuale e uniforme determinandone velatura e perdita di contrasto. Per ridurre questa conseguenza è necessario impiegare particolari accorgimenti tecnici (griglie fisse e mobili) che comunque non possono mai eliminarla completamente.
La presenza della radiazione diffusa complica anche molto seriamente la radioprotezione, poiché non è sufficiente proteggersi dal fascio di raggi x che esce dal tubo radiologico (“fascio primario”) ma è necessario schermarsi anche dalle radiazioni emesse da tutti i corpi colpiti dai raggi x, radiazioni che vengono emesse in ogni direzione dello spazio.

Formazione delle immagini radiografiche
La diagnostica radiologica richiede la creazione di immagini radiografiche, che rendano visibili le modificazioni indotte dal corpo umano sul fascio di raggi x: è su queste immagini che il radiologo formula la propria diagnosi.

Le immagini vengono ottenute utilizzando delle strutture, chiamate rivelatori, capaci di convertire il segnale dei fotoni x, non visibili, in una immagine visibile. Di ogni rivelatore importa valutare l’efficienza e il potere di risoluzione. La prima esprime la capacità del sistema di fornire una immagine sufficientemente luminosa perchè l’occhio umano possa valutarla ai fini diagnostici. Aumentando l’efficienza del rivelatore si riduce la dose di radiazioni da impartire al paziente per ottenere una immagine diagnosticamente valida. Il potere di risoluzione esprime invece la fedeltà di trasferimento dell’informazione spaziale (dettaglio) da parte di un sistema di rivelazione. Aumentando il potere di risoluzione aumenta la finezza dell’immagine e quindi, in molti casi, aumenta la precisione diagnostica.

Le immagini radiografiche si suddividono inoltre in:

immagini cinetiche o dinamiche, che rappresentano in tempo reale l’esame eseguito e il movimento degli organi

immagini statiche, che forniscono un documento stabile del quadro interno del corpo umano: queste possono essere acquisite anche durante una indagine dinamica.

Le immagini di tipo cinetico o dinamico richiedono l’utilizzo di un sistema per radioscopia, basato sull’impiego un rivelatore che fornisce luce in corrispondenza dei punti in cui riceve raggi x. In passato si usavano lastre ricoperte da sostanze fotoemittenti poste direttamente di fronte al paziente lungo il cammino dei raggi e osservate al buio. Oggi questi sistemi, poco efficienti e fortemente irradianti, sono stati completamente abbandonati e sostituiti dall’abbinamento della lamina fotoemittente con un tubo elettronico fotomoltiplicatore (“amplificatore di brillanza”) il cui segnale luminoso di uscita viene spesso raccolto da una videocamera e trasmesso via cavo. Si ottiene così, con la “radioscopia televisiva” la protezione totale dell’operatore e una notevole riduzione della dose radiante al paziente, che viene quasi sempre esaminato in una sala adiacente schermata utilizzando apparecchi telecomandati.

Le immagini statiche vengono ottenute impiegando, nella maggior parte dei casi, delle pellicole radiografiche: queste non sono altro che pellicole fotografiche in bianco e nero emulsionate su entrambe le facce. Poiché le pellicole sono assai più sensibili alla luce che alle radiazioni x, questa propietà viene utilizzata esponendole ai raggi insieme a due lamine fotoemittenti (“schermi di rinforzo”) contenute in una scatola protettiva a tenuta di luce detta “cassetta radiografica”. Buona parte dell’esposizione e dell’annerimento della pellicola sono determinati in questo modo non dall’azione diretta dei raggi x ma dalla luce emessa dagli schermi di rinforzo quando sono colpiti dai raggi. E’ stato così possibile, impiegando in particolar modo schermi di rinforzo ad alta sensibilità ed efficienza (schermi alle “terre rare”) ridurre fortemente la dose di radiazioni somministrata al paziente.

La radiologia digitale
Negli ultimi anni sono stati introdotti e vengono impiegati in maniera crescente dei sistemi di rivelazione delle immagini basati sull’uso del computer e di sensori ad esso collegati (“radiologia digitale”).

Un sistema digitale molto noto e utilizzato da tempo è costituito dalla Tomografia Computerizzata (TC), indagine nella quale un tubo radiogeno ruota intorno al corpo del paziente emettendo un sottile fascio di raggi x. Dall’altra parte del corpo una corona di sensori radiosensibili collegati al computer misura l’intensità dei raggi che hanno attraversato il paziente punto per punto. Questo insieme di dati viene raccolto e rielaborato dal computer che, grazie a un complesso sistema di calcolo matematico, è in grado di ricostruire la distribuzione delle densità radiografiche all’interno della sezione del corpo attraversata dai raggi e quindi ne crea l’immagine virtuale su un monitor.

In altri sistemi digitali più recenti, l’intensità della radiazione che ha attraversato il paziente viene registrata su lamine sensibili (“fosfori a memoria”) che restituiscono successivamente questa informazione dopo lettura eseguita tramite un raggio laser. Un altro sistema utilizza lamine sensibili ad accoppiamento di carica elettrica (sensori a CCD) collegate al computer e in grado di fornire in tempo quasi reale delle immagini digitali di piccoli distretti, utili soprattutto in campo odontoiatrico (radiovideografia digitale).

In ogni caso, le immagini digitali sono dei veri e propri file informatici che vengono archiviati nel computer dell’apparecchio e possono venire aperti, copiati e trasferiti come ogni supporto informatico. I vantaggi più importanti delle immagini digitali sono:

possibilità di modificare “a posteriori” le caratteristiche iconografiche delle immagini, principalmente la densità e il contrasto, senza dover ripetere l’esame

risparmio di dose radiante rispetto alle pellicole tradizionali

archiviazione rapida in minimo spazio (CD-ROM) e recupero in tempi brevissimi

possibilità di teletrasmissione via cavo o Internet in maniera molto semplice, realizzando consultazioni e discussioni di casi da parte di esperti a distanza (“teleradiologia”).

Nelle applicazioni più avanzate i sistemi digitali consentono, partendo da sezioni TC contigue di un distretto del corpo, di ottenerne la ricostruzione secondo piani differenti o la creazione di modelli tridimensionali. Inoltre, partendo da pacchetti di sezioni TC di organi cavi, è possibile ottenerne la ricostruzione virtuale del lume e delle sue pareti interne, grazie a sofisticati programmi di modellazione e di rendering (“endoscopia virtuale”).

IL RUOLO DEL TSRM

In ambito diagnostico il TSRM conduce le procedure per la formazione dell’immagine nella radiologia tradizionale ( HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Radiografia” o “Radiografia” radiografia,  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Fluoroscopia” o “Fluoroscopia” fluoroscopia,  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Mammografia” o “Mammografia” mammografia, ecc.), nella  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Tomografia_computerizzata” o “Tomografia computerizzata” tomografia computerizzata (TC o CT), nell’ HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Imaging_a_risonanza_magnetica” o “Imaging a risonanza magnetica” imaging a risonanza magnetica (MRI o RMN), in  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Angiografia” o “Angiografia” angiografia e nella  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Medicina_nucleare” o “Medicina nucleare” medicina nucleare. Prepara il paziente per lo svolgimento dell’esame spiegandogli, (quando possibile), la procedura e posizionandolo adeguatamente per lo studio del distretto anatomico interessato, applicando inoltre, nel caso di pazienti in età fertile o donne in stato di gravidanza, le opportune e necessarie protezioni piombate.

In medicina nucleare il TSRM prepara, per ogni paziente, anche la dose di radiofarmaco da iniettare per lo svolgimento della  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Scintigrafia” o “Scintigrafia” scintigrafia o della  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Tomografia_ad_emissione_di_positroni” o “Tomografia ad emissione di positroni” tomografia ad emissione di positroni (PET), occupandosi delle attività correlate al laboratorio chimico chiamato “camera calda”.

Nell’ambito terapeutico, il TSRM conduce le procedure per la terapia radiante, preparando il paziente per lo svolgimento della stessa, spiegandogli la procedura e posizionandolo adeguatamente. Prepara, inoltre, per ogni paziente, dispositivi personalizzati necessari per un corretto trattamento (schermi, maschere, ecc.).

Il TSRM si occupa nella  HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Radiologia_interventistica” o “Radiologia interventistica” radiologia interventistica, in questo caso in stretta collaborazione con il medico radiologo , di tutte le procedure invasive o mini-invasive diagnostiche o terapeutiche effettuate mediante la guida ed il controllo delle metodiche radiologiche, quali fluoroscopia, TAC, ecc.

Inoltre ha un ruolo essenziale durante gli interventi chirurgici, specialmente di tipo ortopedico, vascolare e neurochirurgico, fornendo al chirurgo immagini fluoro scopiche o radiografiche.

Il TSRM in fisica sanitaria, collabora con i responsabili dei servizi per la risoluzione di alcuni problemi nell’impiego di sorgenti di radiazione per la diagnostica, la terapia e la ricerca e per la protezione del paziente dalle radiazioni ionizzanti che possono nuocere alla salute, se assorbite con intensità superiore al dovuto o senza le necessarie precauzioni.

COME SI DIVENTA TSRM

Dopo aver conseguito un qualsiasi diploma di scuola media superiore le iscrizioni alle facoltà di Tecnici Sanitari di Radiologia Medica per immagini e Radioterapia Medica sono condizionate al superamento del test di ingresso, e una volta “varcata la soglia”, il titolo che si ottiene al termine dei 3 anni costituirà l’abilitazione alla professione, considerando anche il periodo di tirocinio.

Il titolo specialistico invece permette di assumere dei ruoli più professionalizzanti a carattere organizzativo, sia in campo manageriale che della formazione.

Diventare TSRM significa poter operare sia in contesti pubblici come ospedali, sia all’interno di strutture private come cliniche e centri specializzati, oltre a prestare la propria professionalità al servizio di associazioni di volontariato. Il TSRM può lavorare in rapporto di dipendenza o libero professionale .L’ accesso alla professione nel settore pubblico avviene attraverso concorsi. Nel settore privato, oltre che come dipendenti, si può lavorare come libero professionista.

Un TSRM deve avere conoscenze di analisi matematica, statistica, informatica, chimica, biologia, anatomia e fisiologia. Deve avere conoscenze più approfondite di patologia generale con particolare riferimento agli effetti delle radiazioni e alle tecniche radiologiche e radioterapiche, di tecnologia radiodiagnostica, di diagnostica per immagini, di radioterapia, di elettrotecnica, di misure elettriche ed elettroniche, di

fisica, di fisica nucleare, di biofisica, di cibernetica, telecomunicazioni, farmacologia, igiene. Deve avere, inoltre, alcune conoscenze trasversali per le figure professionali comprese nelle aree del personale tecnico, infermieristico e della riabilitazione come quelle relative al complesso delle norme etico-sociali che disciplinano l’esercizio della professione.

INDENNITA’ PROFESSIONALE

La normativa contrattuale vigente in materia di rischio radiologico per il personale del comparto sanità è regolamentata  HYPERLINK “http://www.soluzioneavvocati.it/95-diritto_sanitario/dettaglio_normative/171-C.C.N.L.%20COMPARTO%20SANITA’%20II%20BIENNIO%20ECONOMICO%202000%20–%202001%20%20%20%20Articolo%205%20.html” dall’art. 5 del CCNL 2° biennio economico 2000-2001 del 20.09.2001, che ha disapplicato l’art. 54 del DPR 384/1990 e l’art. 4 del CCNL 2° biennio economico 1996-97 del 27.6.1996.

HYPERLINK “http://www.soluzioneavvocati.it/34-diritto_sanitario/142-indennita_di_rischio_da_radiazioni-personale_del_comparto_sanita_-.html” ART. 5 – Indennità di rischio da radiazioni

1. L’indennità di rischio radiologico spettante ai tecnici sanitari di radiologia medica – ai sensi dell’art. 54 del D.P.R. 384 del 1990 (sulla base della Legge 28.03.1968, n. 416, come modificata dalla Legge 27.10.1988 n. 460) e confermata dall’art. 4 del CCNL II biennio parte economica 1996 – 1997 del 27 giugno 1996 – a decorrere dall’entrata in vigore del presente contratto è denominata indennità professionale specifica ed è corrisposta al medesimo personale, per 12 mensilità, nella stessa misura di L. 200.000 mensili lorde.

2. Il valore complessivo degli importi della indennità professionale di cui al comma 1 spettante al personale interessato è trasferito dal fondo di cui all’art. 38, comma 1, al fondo dell’art. 39 del CCNL 7 aprile 1999 .

3. Al personale diverso dai tecnici sanitari di radiologia medica esposto in modo permanente al rischio radiologico, per tutta la durata del periodo di esposizione, l’indennità continua ad essere corrisposta sotto forma di rischio radiologico nella misura di cui al comma 1. L’ammontare delle indennità corrisposte al personale del presente comma rimane assegnato al fondo dell’art. 38, comma 1 del CCNL 7 aprile 1999.

4. L’accertamento delle condizioni ambientali, che caratterizzano le “zone controllate”, deve avvenire ai sensi e con gli organismi e commissioni operanti a tal fine nelle sedi aziendali in base alle vigenti disposizioni. Le visite mediche periodiche del personale esposto al rischio delle radiazioni avvengono con cadenza semestrale.

5. Gli esiti dell’accertamento di cui al comma 4 ai fini della corresponsione dell’indennità sono oggetto di informazione alle organizzazioni sindacali ammesse alla trattativa integrativa, ai sensi dell’art. 6, comma 1 lettera a) del CCNL 7 aprile 1999.

6. Al personale dei commi 1 e 3, competono 15 giorni di ferie aggiuntive da fruirsi in una unica soluzione.

7. L’indennità di cui ai commi 1 e 3, alla cui corresponsione si provvede con i fondi ivi citati deve essere pagata in concomitanza con lo stipendio, non è cumulabile con l’indennità di cui al D.P.R. 5 maggio 1975, n. 146 e con altre eventualmente previste a titolo di lavoro nocivo o rischioso. E’, peraltro, cumulabile con l’indennità di profilassi antitubercolare confermata dall’art. 44, comma 2, secondo alinea, del CCNL del 1 settembre 1995.

8. La tabella all. n. 6 del CCNL 7 aprile 1999 è sostituita con la tabella F del presente contratto. Sono disapplicati l’art. 54 del D.P.R 384/1990 e l’art. 4 del CCNL II biennio parte economica 1996 – 1997 del 27 giugno 1996.

Per i tecnici di radiologia medica l’indennità da rischio radiologico, denominata indennità professionale specifica, viene corrisposta, ope legis ovvero per contratto in ragione di 12 mensilità nella misura di €. 103,29 mensili lorde ed il valore complessivo degli importi della indennità professionale specifica corrisposta ai tecnici di radiologia viene imputato al fondo contrattuale per il finanziamento dell’indennità professionale specifica.

Il personale che percepisce l’indennità professionale specifica e l’indennità da rischio radiologico ha, poi, diritto, contrattualmente previsto dalla normativa sopra citata e riportata, a godere di 15 giorni di riposo biologico da fruirsi nell’anno in un’unica soluzione. L’istituto si configura come un periodo unico da utilizzarsi entro l’anno solare senza soluzione di continuità nel computo del quale sono ricomprese, anche, le giornate festive e non lavorative ricadenti nello stesso.

EQUIPOLLENZA TITOLI

Gazzetta Ufficiale n. 190 del 16-08-2000

MINISTERO DELLA SANITA’ DECRETO 27 luglio 2000

Equipollenza di diplomi e di attestati al diploma universitario di tecnico sanitario di radiologia medica, ai fini dell’esercizio professionale e dell’accesso alla formazione post-base.

IL MINISTRO DELLA SANITA’

di concerto con

IL MINISTRO DELL’UNIVERSITà E DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA

Visto l’art. 6 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni; Vista la legge 26 febbraio 1999, n. 42, recante disposizioni in materia di professioni sanitarie ed in particolare l’art. 4, comma 1, il quale prevede che i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla precedente normativa, che abbiano permesso l’iscrizione ai relativi albi professionali o l’attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo o che siano previsti dalla normativa concorsuale del personale del servizio sanitario nazionale o degli altri comparti del settore pubblico, sono equipollenti ai diplomi universitari di cui all’art. 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, ai fini dell’esercizio professionale e dell’accesso alla formazione post-base;

Ritenuto opportuno e necessario, per assicurare certezza alle situazioni ed uniformità di comportamento, provvedere alla individuazione dei titoli riconosciuti equipollenti ai diplomi universitari dall’art. 4, comma 1, della richiamata legge n. 42, del 1999,

Decreta:

Art. 1. I diplomi e gli attestati conseguiti in base alla normativa precedente a quella attuativa dell’art. 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, che sono indicati nella sezione B della tabella sotto riportata, sono equipollenti, ai sensi dell’art. 4, comma 1, della legge 26 febbraio 1999,n. 42, al diploma universitario di tecnico sanitario di radiologia medica di cui al decreto del Ministro della sanità 14 settembre 1994, n. 746, indicato nella sezione A della stessa tabella, ai fini dell’ esercizio professionale e dell’accesso alla formazione post-base.

Sezione A

Diploma universitario

Tecnico sanitario di radiologia medica – Decreto del Ministro della sanità 14 settembre 1994, n. 746

Sezione B

Titoli equipollenti

Tecnico sanitario di radiologia medica – Legge 4 agosto 1965, n. 1103, legge 31 gennaio 1983, n. 25

Tecnico di radiologia medica – Decreto del Presidente della Repubblica n. 162, del 10 marzo 1982

Art. 2.

L’equipollenza dei titoli indicati nella sezione B della tabella riportata nell’art. 1, al diploma universitario di tecnico sanitario di radiologia medica indicato nella sezione A della stessa tabella, non produce, per il possessore del titolo, alcun effetto sulla posizione funzionale rivestita e sulle mansioni esercitate in ragione del titolo nei rapporti di lavoro dipendente già instaurati alla data di entrata in vigore del presente decreto.